Cautamente, gli avventurieri lasciarono il sentiero e si inoltrarono nel bosco.
Sia Noghai che Grog, che Helena, avevano udito un richiamo.
Il richiamo proveniva dallo spirito di un antico capo tribù dei barbari selvaggi della Boldavia.
Il suo nome era Kavan. Lo spirito aveva perduto la sua pace a causa della via intrapresa dai suoi discendenti. Kavan non approvava il dominio dei druidi e l'asservimento al principe Morphail.
Kavan avrebbe dato la sua lancia del comando ad uno dei tre, quello più meritevole.
La cerimonia era semplice, Helena, Noghai e Grog avrebbero dovuto sfidarsi al primo sangue: al vincitore sarebbe andata la lancia.
Dalla sfida emerse Grog vincitore, ma la lancia non era nascosta nel bosco, ma celata in un tumulo presso la collina chiamata Yester.
Kavan dopo aver rivelato il luogo di sepoltura della lancia salutò Grog, augurandogli di riuscire a liberare la sua gente.
Arrivati alla collina, lo spettacolo non era dei più rassicuranti.
In cima ad essa, all'interno di un circolo di megaliti, si stava celebrando un rituale davanti ad una sorta si simulacro rappresentante Morphail.
Il simulacro era fatto da radici che spuntavano in modo innaturale dal terreno e si aggrovigliavano uno attorno all'altra fino a comporre questa orribile statua alta 6 metri.
Il primo compito portato a termine fu cercare la lancia. Individuato il tumulo, Grog estrasse la lancia e ritornò nel bosco per sintonizzarsi con essa. Era davvero un'arma temibile degna di un capo.
Il secondo compito fu più arduo, sconfiggere i druidi prima che il rituale fosse completato.
Ma i drudi non erano soli, a difenderli vi erano alcuni selvaggi.
Grog nonostante impugnasse la lancia del comando, non la utilizzò per confondere le idee nei selvaggi. Affondò la lancia nelle loro carni senza scrupoli.
Druidi e selvaggi vendettero cara la pelle, mentre il capo dei druidi provava a concludere il rituale davanti al gigantesco simulacro.
Il capo dei druidi fu sconfitto da Paul pochi istanti prima che il rituale si concludesse.
Il simulacro fu abbattuto. Schiantandosi a terra dalle sue radici apparve la ghianda rubata, inequivocabilmente luminosa, accecante.
Ma la missione non era terminata. A poche decine di metri dal circolo di megaliti, vi era un boschetto dal cui interno provenivano dei sinistri rumori.
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